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Sabato 16 Maggio 2015
Oltre il 50% degli italiani ha timori sul futuro e il 60 % dei lavoratori teme di perdere il posto.

Oltre la metà degli italiani ha timori sul  futuro e il 60 % dei lavoratori teme di perdere il posto. Sono le pesanti indicazioni che emergono dall’ultima rilevazione trimestrale dell’indice SEF di Confesercenti e SWG – che misura su una scala da 1 a 100 la Solidità Economica ‘percepita’ dalle famiglie italiane e che viene reso noto per la prima volta oggi – che a maggio segna un valore di 55: lo stesso misurato a febbraio, ed in crescita di 2 punti su dicembre 2014. Nel dettaglio la ricerca segnala chesi stabilizza, nel senso del miglioramento, la percezione che gli italiani hanno delle proprie condizioni economiche; ma metà delle famiglie ancora non sente la ripresa: il 56% dichiara di avere una situazione finanziaria insoddisfacente, e per un 14% il reddito mensile non basta nemmeno per coprire le spese indispensabili. È quanto emerge 

Il problema centrale resta con tutta evidenza la domanda interna: non a caso ben sei famiglie su 10 temono che un familiare possa perder il lavoro; quasi due terzi degli italiani (il 71%) vedono in prospettiva consumi o immutati od in calo; e soprattutto emerge ancora il disagio sul piano dei redditi, con quasi la metà (il 47%) degli italiani che ogni mese riesce appena a  coprire  le spese.   Intervistate sulla propria condizione finanziaria complessiva, che include redditi, debiti ed eventuali patrimoni,  il 56% delle famiglie segnala ancora una situazione di disagio, con un 42% che si dice insoddisfatto ed un 14% del tutto insoddisfatto. Rimane al 44% – la stessa percentuale rilevata a febbraio – la quota di italiani soddisfatti, di cui solo il 2% del tutto soddisfatto. Si rileva una forte polarizzazione anche sul fronte del reddito mensile: più della metà dei nuclei segnala una situazione difficile, con un 47% che afferma di riuscire appena a coprire le spese, senza potersi permettere ulteriori lussi ed un consistente 14% di nuclei familiari che si definisce povero ammettendo, di fatto, che il reddito familiare non basta nemmeno per l’indispensabile. Le famiglie con meno problemi, che dichiarano un reddito sufficiente a vivere senza affanni, sono il 38%. Mentre  solo il 2% proclama di avere un reddito che permette alla famiglia di vivere agiatamente, potendosi concedere anche dei lussi. Non scemano le preoccupazioni ed i timori rispetto al posto di lavoro: ben sei nuclei familiari su dieci, il 64%, afferma di aver paura che qualche membro della propria famiglia possa perdere il posto di lavoro. Il 38% si dice abbastanza preoccupato ed un 26% molto preoccupato, a dimostrazione di come resti alto il livello di ansia percepito circa la sicurezza del proprio posto di lavoro. Il dato restituisce il livello di ansia percepito, non necessariamente una concreta possibilità di licenziamento; ma è indicativo di quanto il tema sia ancora in cima alle preoccupazioni degli italiani. Solo per il 36% la paura rispetto al lavoro è minima o nulla, con un 26% che dichiara di avere poca paura di perdere la propria occupazione ed il 10% del campione che non manifesta, invece, alcun timore. Dagli indicatori emerge che per gli italiani la percezione della qualità della vita è insostenibile per 1 famiglia su 5 (il 21%), accettabile per il 34% degli intervistati e soddisfacente solo per il restante 45% del campione. Complessivamente, perciò, le famiglie italiane non hanno ancora intercettato i segnali di inversione di tendenza economica: alla domanda se rispetto ad un anno fa si viva meglio o peggio ben il 46% del campione ritiene che le condizioni di vita siano peggiorate nell’ultimo anno mentre ben la metà, il 50%,  sostiene di non aver percepito alcun cambiamento rispetto allo scorso anno e solo il 4% afferma, al contrario, di vivere meglio. La situazione di incertezza non permette ancora l’emersione, da parte delle famiglie italiane, di segnali di una piena ripresa dei consumi: alla domanda di come saranno fra sei mesi il 71% degli intervistati vede una situazione stabile o in peggioramento. Di questi, un cospicuo 41% risponde che sostanzialmente i consumi resteranno uguali, e un altro 30% li vede in calo. Solo il restante 24% del campione esprime, invece, un segnale di fiducia prevedendo un aumento della spesa dedicata ai consumi nei prossimi mesi.

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